Ultimamente mi capita di sentire sempre più spesso persone parlare impensierite della sostituzione dei lubrificanti tradizionali con l’inserimento e la collocazione dei lubrificanti biodegradabili. Mi fa specie parlare con clienti molto preoccupati di diventare ecologici e ancora poco propensi ad iniziare ad utilizzare fluidi o grassi biodegradabili.

Sicuramente sarà una sfida avvincente e comunque siamo arrivati ad un punto in cui il “prima o poi” non possiamo più permettercelo.

In tutto questo trambusto bio green o ecosostenibile che dir si voglia, uno dei principali inquisiti resta il Signor oro nero: IL PETROLIO, da sempre considerato il maggior colpevole dell’inquinamento del nostro pianeta.

Ma il petrolio è un combustibile fossile, formato da fitoplancton acquatico e zooplancton di 300-400 milioni di anni: fondamentalmente alghe. Il petrolio è intrinsecamente biodegradabile in natura. È un prodotto di milioni di anni di biodegradazione, questo non implica e non significa necessariamente che tutti i lubrificanti siano biodegradabili. I lubrificanti industriali sono formule complesse ed ottimizzate nel corso degli anni, specificatamente studiate e formulate con oli base selezionati, additivi combinati in base alla destinazione d’uso del lubrificante finito, saponi, addensanti, ecc. ecc. Quindi anche i lubrificanti a base minerale o sintetica si degradano ma con una lentezza tale da rendere inopportuna la dispersione nell’ambiente (una falda acquifera inquinata da oli minerali resta contaminata anche per 100 anni).

A livello mondiale il consumo annuale di lubrificanti è di circa 40 milioni di tonnellate, si stima che circa il 30-35% di questa quantità non venga recuperata e quindi dispersa nell’ambiente. Fortunatamente in Italia la situazione è di gran lunga migliore, il 98% dei lubrificanti immessi al consumo viene recuperato dal sistema consortile di recupero ed il 90% una volta ri-raffinato viene reimmesso nel mercato. Da evidenziare che il sistema Italiano di recupero/riciclo oli minerali e non solo è tra i più efficienti del mondo.

La prossima scelta da adottare sarà sicuramente quella di utilizzare i bio lubrificanti, che non potranno mai sostituire totalmente i lubrificanti di origine fossile principalmente per un motivo di disponibilità considerate le sopra citate quantità. Possiamo e dobbiamo utilizzare i bio-lubrificanti in modo qualificato e selezionato dove il rischio di contaminazione e di dispersione nell’ambiente è elevato (terra/corsi d’acqua/fiumi/mari/laghi/città/centri storici).

La biodegradazione è un processo di decomposizione che implica una complessa serie di trasformazioni tramite l’azione metabolica di organismi come funghi, batteri, alghe, fermenti, il loro lavoro permette la decomposizione del prodotto in un periodo di tempo ragionevole, la biodegradabilità è molto importante per l’ambiente, una biodegradabilità elevata assicura che il prodotto non arrechi danni all’ambiente e che il lubrificante possa essere considerato eco-compatibile.

Articolo scritto da Paolo Donati, direttore tecnico Lubroservice s.r.l